Al Teatro Nuovo è andato in scena il 19 e 20 Giugno lo spettacolo Istruzioni per minuta servitù. Il mondo come in-volontà e ir-rappresentazione scritto e diretto da Enzo Moscato. Il testo, finalista della cinquantesima edizione del Premio Riccione per il Teatro, indaga sulle condizioni e relazioni sociali tra padroni e servi che concernono i rapporti di egemonia e di subalternità che, sotto mutate forme, sono ancora riconoscibili ai giorni nostri.
Nel dramma di Moscato i signori e la servitù si scambiano spesso le parti rispondendo, nella in-volontà, alle direttive del regista, il quale svela la finzione teatrale perché è anche regista sul palco; così facendo confonde lo spettatore nel continuo gioco di ruoli che la vita assegna a ciascuno diventando quindi ir-rappresentazione. La pièce è piena di riferimenti filosofici e letterari, da Swift a Schopenhauer, a cui si accosta il teatro colto di Genet e Strindberg e quello più popolare di Scarpetta, Petito e Mastriani, usando sfumature di linguaggi differenti per tratteggiare e distinguere chi padroneggia da chi obbedisce. Si assiste così a brevi scenette corali in cui servi scaltri e irriverenti recitano il manuale di istruzioni per la minuta servitù in cui beffeggiano e deridono padroni-decani concentrati sulle loro dissertazioni filosofiche.
Lo spettacolo risulta, però, troppo lungo e frammentario, privo di un filo conduttore che dia una visione d’insieme alla rappresentazione, nonostante la bravura di tutti gli attori in scena (Cristina Donadio, Lalla Esposito, Salvatore Cantalupo, Gino Grossi e i giovani Giuseppe Affinito, Caterina Di Matteo, Amelia Longobardi, Francesco Moscato, Giancarlo Moscato e Giuseppe Moscato). Il lavoro di Enzo Moscato è pieno di spunti interessanti ma sembra un arazzo in cui rimane visibile l’ordito e lascia il pubblico perplesso.